Agnese Smaldone

Dall’ultimo giorno di radioterapia nel mio campo visivo si è piazzato un intruso, simile a quei parassiti che quando camminano sulle lenti della mia analogica le pellicole sono da buttar via. I dottori hanno detto “è un effetto collaterale della chemio, ma meglio fare degli esami” e di questi mi sono rimaste scartoffie con diagrammi e geroglifici nel linguaggio dei dottori che parafraso: cosa ne puoi capire tu? Nessuno di loro si è preoccupato di farmi sapere l’entità di quel puntino nero; nel tentativo di catturarlo, il mio sguardo viene puntualmente frainteso da qualcuno che si trova sulla traiettoria. Da quello sfortunato giorno il mio occhio destro è un vetro sporco, e non so se mi ossessioni di più il suo fluttuare nello spazio o non comprendere a che distanza si trovi da me.

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