Casa dei saperi

Dell’ospitalità: le dimore che siamo

La Fondazione Adolfo Pini, a chiusura del programma Nuove Utopie (2019/20) di Casa dei Saperi, presenta un ciclo di incontri sulle possibilità dell’ospitalità. Da venerdì 11 a domenica 13 dicembre si svolge online, in diretta streaming sul canale Facebook della Fondazione, Dell’ospitalità: le dimore che siamo, un appuntamento che raccoglie cinque interventi sui temi dello spazio domestico, della creazione di uno spazio di intimità, della relazione tra gli spazi e le persone.

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Laura Cionci, Emanuele Coccia, Leonardo Delogu, Veronica Raimo, Davide Sisto

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L’ospitalità come accoglienza dell’altro e necessario cambiamento di sé. Nell’ospite si fondono l’hospes e l’hostis latini, dove chi accoglie è anche accolto, dove l’ospite è portatore di un dono ma anche di un’estraneità da accettare nella sua distanza.

Come scrive il filosofo Lucio Saviani, ospite della Fondazione per il progetto Casa dei Saperi nel 2020, l’ospite non è “solo colui che accogliamo nel nostro ethos: siamo anche noi ospiti, anche noi accolti nel mondo”. Con Dell’ospitalità: le dimore che siamo la Fondazione Pini celebra questa circolarità di relazioni attraverso gli interventi di cinque interpreti del contemporaneo che si interrogano su forme diverse dell’ospitalità e dell’abitare insieme: forme concrete, creative, metaforiche. Anche utopiche.

IL PROGRAMMA

11 DICEMBRE – ore 18:30
DOVE L’ARTE PUÒ FARE CASA?
CON LEONARDO DELOGU. Modera Alessia Zabatino

L’arte può essere uno strumento per re-immaginare un territorio? Nei luoghi che appaiono destinati all’abbandono, la convivenza temporanea tra artisti e abitanti può attivare processi di cambiamento?
A partire dal lavoro di Leonardo e del collettivo DOM nelle aree terremotate del Centro Italia e nelle periferie romane, durante l’incontro si cercherà di capire come la pratica artistica possa far fare esperienza di nuove relazioni tra gli spazi e le persone e dunque di nuovi modi di abitare per un diverso presente.
Leonardo Delogu è un performer e regista italiano, fondatore del collettivo DOM – che da tempo si interroga sul rapporto tra corpo, movimento e paesaggio. Le sue produzioni si svolgono in luoghi deserti, paesaggi naturali e angoli dimenticati alla periferia delle città. Le sue performance sono invariabilmente anche vere esperienze, e richiedono fiducia, dedizione e tempo da parte del pubblico: uno spettacolo su una delle spiagge più inquinate d’Europa, per esempio, che dura fino a notte fonda, una camminata di quattro ore in un piccolo gruppo seguendo un uomo o grandi accampamenti di artist* nello spazio pubblico, fino alla creazione di giardini e di rituali per paesaggi in trasformazione. Indaga con tenacia “lo spazio mobile” tra nomadismo e stanzialità cercando di aprire domande sul nostro modo di abitare il mondo.

12 DICEMBRE – ore 16:30
COME FUGGIRE DALLA REALTÀ INOSPITALE?
CON VERONICA RAIMO. Modera Elisa Gianni

Il rapporto tra ospitalità e letteratura è antico quanto la letteratura stessa. Lo straniero, la sua attesa e la sua accoglienza sono tematici da sempre centrali. Con la scrittrice, sceneggiatrice e traduttrice Veronica Raimo si parlerà dei vincoli e delle libertà dell’ospitalità, a partire dal suo romanzo Miden; della possibilità della scrittura e della traduzione di aprirci all’altro e ospitarlo; e delle tendenze letterarie che oggi forniscono una via di fuga da una realtà sempre più inospitale.

Veronica Raimo, scrittrice e traduttrice. Ha sceneggiato il film Bella addormentata di Marco Bellocchio. Collabora con diverse testate occupandosi di letteratura, musica e cinema. Ha tradotto, tra gli altri: Ray Bradbury, Francis Scott Fitzgerald e Octavia E. Butler. Ha pubblicato tre romanzi e il suo ultimo libro è una raccolta di poesie, Le bambinacce, scritto con Marco Rossari, edito da Feltrinelli.

ore 18:30
QUALE CORPO OSPITIAMO?
CON LAURA CIONCI. Modera Valeria Cantoni Mamiani

Sappiamo ospitare il nostro corpo ed esserne ospitati? Quando si è malati diventa evidente ciò che nella quotidiana “normalità” della salute è invisibile. E poiché l’arte rende visibile l’invisibile, proprio come fa la malattia, il dialogo parte con l’esperienza che Laura Cionci ha narrato nel suo libro “Stato di grazia”, divenuto poi “progetto artistico contenitore”. Con Laura Cionci la Fondazione Pini esplora, dal punto di vista filosofico e artistico, l’esperienza della trasformazione dell’essere materiale, fisico e di quello sottile, nella mente e nelle emozioni, a differenza del suo percorso quotidiano dove di solito il corpo viene dato per scontato. L’incontro offre al pubblico anche un’esperienza sperimentale, un’incursione nella memoria più inconscia del corpo di ognuno per incontrare il proprio animale guida, che rappresenta quei poteri di ogni essere umano utilizzati per migliorarsi e proteggersi nel processo di crescita e trasformazione, soprattutto durante il momento della guarigione, qualunque essa sia.

Laura Cionci è un’artista e performer. La sua ricerca coltiva pratiche relazionali per lo sviluppo di processi creativi volti a riarticolare le potenzialità energetiche umane in relazione alla biodiversità e al territorio. Il suo lavoro è stato presentato in State of Grace, Darebin Art Centre, Melbourne (2020); Vi.Vedo/Viu.Vos, Museu de Arte Contemporânea de Campinas, Saõ Paulo (2019); BienNolo, Milano (2019); 101, the beginning of infinity, MIM, Museum of Innocence, Mildura (2019); Paisaje Privado, Museo Casa de la Memoria, Medellín (2018); Una Mirada al Bosque Vertical, Museo de Arquitectura Leopoldo Rother, Universidad Nacional, Bogotà (2018); Fremantle Biennale (2017), Australia; Bienal de Arte Público, Cali (2016); Teatrum Botanicum, Parco Arte Vivente, Torino (2016); Proyecto H, Museo del Carnaval e Teatro de Verano, Montevideo (2014); Carnevalma, Centro Cultural Borges, Buenos Aires (2013). Il suo primo libro, Stato di Grazia, è stato pubblicato nel 2020 da postmedia books.

13 DICEMBRE – ore 10:30
COME CAMBIANO MEMORIA E OBLIO NELLO SPAZIO DIGITALE?
CON DAVIDE SISTO. Modera Cristina Travanini

Se un tempo era lo spazio domestico a custodire al suo interno il passato e le memorie private di una persona, è ora alla tecnologia digitale che affidiamo ricordi sotto forma di messaggi, immagini, registrazioni audio e video. Con il filosofo Davide Sisto si parlerà di come la rivoluzione digitale sovverta le regole alla base del nostro modo di ricordare e di dimenticare. Nascono e crescono depositi virtuali dove superfluo e essenziale si sovrappongono in un accumularsi di dati condivisi, difficilmente cancellabili, infinitamente riproducibili.

Davide Sisto, filosofo. È docente di Antropologia Filosofica, Culture Cyborg e Realtà Aumentata presso l’Università di Torino. Si occupa da molti anni di tanatologia in relazione alla medicina, alla cultura digitale e al postumano. È autore delle monografie Ricordati di me. La rivoluzione digitale tra memoria e oblio (Bollati Boringhieri 2020, di prossima traduzione in inglese presso Polity Press) e La morte si fa social. Immortalità, memoria e lutto nell’epoca della cultura digitale (Bollati Boringhieri 2018, tradotto in inglese con il titolo Online Afterlives. Immortality, Memory, and Grief in Digital Culture, MIT Press 2020)

ore 12:30
QUALI METAMORFOSI ABITARE?
CON EMANUELE COCCIA. Modera Sonia D’Alto

A partire dai suoi articoli su Domus, Che Fare e anche su giornali di moda, Coccia allarga la questione della metafisica delle piante e della metamorfosi allo spazio domestico. Insinua l’idea di concepire una nuova dimensione esistenziale della casa: casa è lo spazio in cui tutti gli oggetti esistono come soggetti. La casa esiste solo dove c’è cura per qualcosa e qualcuno. In occasione dell’incontro, Coccia riflette sullo spazio domestico come un laboratorio per sperimentare metamorfosi esistenziali e ospitare nuove possibilità relazionali.

Emanuele Coccia è un filosofo italiano. Specialista di filosofia medievale e di Averroè, insegna all’École des Hautes Études en Sciences Sociales (EHESS, Parigi) dal 2011. I suoi libri si confrontano con il nostro rapporto con la realtà: La vita sensibile (Il Mulino, 2011), Il bene nelle cose (Il Mulino, 2014), sull’estetica della pubblicità. Ha pubblicato nel 2016 La vie des plantes. Une métaphysique du mélange, presso Payot et Rivages (La vita delle piante. Una metafisica della mescolanza, Il Mulino, 2017).