Storie Milanesi

Vincenzo Agnetti

Storie Milanesi si arricchisce di un nuovo personaggio della cultura milanese e di una nuova storia: quella di Vincenzo Agnetti, che fa il suo ingresso all’interno di www.storiemilanesi.org.

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Con l’entrata di questo nuovo personaggio, Storie Milanesi ci porta ancora una volta fino alla soglia del suo studio, in via Machiavelli 30, con l’obiettivo di far scoprire un’importante ed emblematica figura, portavoce e interprete dell’identità e della cultura milanese. Nasce così un nuovo itinerario che si snoda vicino l’area che gravita intorno a via Machiavelli. La strada vissuta e abitata da Vincenzo Agnetti lungo l’arco di un’intera vita e dove ancora oggi si trova il suo studio, è uno dei quartieri più ricchi di storie per parlare dell’aspirazione di Milano verso la modernità. L’archivio di Agnetti è uno spazio carico di memoria e fascino creativo, un piccolo capannone, in fondo a un vialetto, a due passi da Corso Sempione, più volte ricordato e ritratto nelle sue opere e nei suoi scritti. Ora è un luogo di studio e di ricerca sull’opera dell’artista ma è anche uno spazio di esposizione, di proposte e di idee che vogliono svilupparsi sulla stessa lunghezza d’onda del suo pensiero.

Personaggio interdisciplinare e colto, vissuto tra Milano l’Argentina e New York, Vincenzo Agnetti fu scrittore, pittore, scultore, critico e poeta. Significative le frequentazioni, degli anni ’50, con Castellani e Manzoni, con cui condivise aspirazioni e progetti. Agnetti lavorò sempre su due fronti: da un lato i testi di critica, letteratura e poesia, dall’altro l’instancabile produzione di opere d’arte immaginate e portate a termine con la frenesia di chi presagisce che il tempo sarà poco rispetto al lavoro da svolgere. L’avvicendarsi di mostre e di presenze nelle rassegne internazionali lo spinsero a cimentarsi con estetiche, materiali e metodiche differenti: dalle bacheliti ai feltri, alla carta, alla tela, dai lavori fotografici alle sperimentazioni sui processi fotografici, dalle sculture alle performance, ai video. L’operazione concettuale di Agnetti si sviluppa a partire dalle sue esperienze di vita che, seppure dimenticate a memoria, riaffiorano a tratti portando con sé un’accelerazione estetica, un salto a livello espressivo che spinge un apparente cambiamento di rotta e introduce tipologie di lavori differenti. Ma non bisogna lasciarsi trarre in inganno, è sempre un discorso unitario che si dipana e si declina in forme diverse, il suo intento è quello di trasformare il pensiero in immagini iconiche capaci di parlare alla mente del visitatore.

 

Vincenzo Agnetti alla sua mostra “Vitalità del negativo nell’arte italiana 1960/70”
Palazzo delle Esposizioni, Roma (novembre 1970–gennaio 1971), 1970.

Vincenzo Agnetti nel suo studio sul letto di Giò Ponti, 1978.

Agnetti nel suo studio, sullo sfondo le sue opere Mass Media e Della Provvisorietà, foto di Oliviero Zanni, aprile 1978.

Archivio Vincenzo Agnetti
Via Niccolò Machiavelli 30, Milano

Francesco Messina con la futura moglie Bianca Fochessati Clerici nel 1939, Studio Museo Francesco Messina.